La storia
Il centro Margherita
Nel 1984 nacque quello che era stato chiamato il Centro Margherita, in via Abba n. 5, all’interno dei locali di un ex asilo. Il centro, inizialmente concepito come semi-residenziale sperimentale per 4 utenti, nel giro di pochi anni salì a 15-20 utenti. Tale progetto era stato promosso da tre componenti istituzionali, il comune di Bologna - Piano Giovani, la ex USL 29 e l’allora Quartiere San Ruffillo ed ha rappresentato una delle prime applicazioni del concetto di centro diurno, i cui principi erano improntati a quelli precedentemente introdotti. Il rapporto con il carcere è stato iniziato dal S.A.T. nel 1985 e con l’Istituzione carceraria sono stati presi in carico circa 4/5 utenti ogni anno con misure alternative, o con contatti in vista di un inserimento in programma terapeutico presso la Comunità a fine pena. Dopo la nascita del Centro Diurno “Casa Gianni” buona parte delle attività del Centro Margherita furono trasferite nella nuova sede, mentre la vecchia sede rimase aperta come aule di studio per gli utenti inseriti nei programmi di qualificazione scolastica e per i corsi di qualificazione professionale, quali la composizione dei fiori secchi, quello riguardante la produzione di protesi ortopediche attivato in collaborazione con l’Istituto Rizzoli e quello di grafica. Dal 1990 le attività furono trasferite completamente presso Casa Gianni.
Casa Gianni
“Casa Gianni” è una comunità semi-residenziale e residenziale sita in Via Rodolfo Mondolfo n. 8 – Bologna – che fu concessa al S.A.T. per permettere a tale organismo di poter attivare sia una serie di laboratori, da utilizzare durante gli iter terapeutici di uscita dalla dipendenza, sia per il periodo del reinserimento lavorativo di quelli che, avendo terminato la parte interna al servizio del loro programma, si fossero trovati nella fase del reinserimento.
Il S.A.T. è entrato in possesso della struttura, molto disastrata, nella primavera del 1988 ed è stata ristrutturata dagli utenti e dagli operatori del centro in collaborazione con genitori disponibili e artigiani pensionati. Il lavoro è terminato nello stesso anno ed è stato inaugurato il 17 dicembre. Trae il proprio nome da quello di un genitore che aveva intensamente collaborato con noi negli ultimi anni e che è venuto a mancare poco tempo prima della inaugurazione, di qui l’intestazione per un ricordo di gratitudine e affetto. Il primo anno e mezzo di attività è stato soprattutto dedicato al consolidamento. I lavori sono stati rifiniti, si sono progettati e realizzati, almeno in parte, gli arredi interni, le porte, i tavoli, ecc… Si sono inoltre completati i laboratori di falegnameria, di restauro, di meccanica, di elettrotecnica e di informatica utilizzando anche il materiale che si aveva a disposizione al Centro Margherita.
Nel 1990 utilizzando dei fondi ministeriali, si è potuta acquistare una serra di quasi quattrocento metri quadrati per impostare un lavoro continuativo legato alla agricoltura, utilizzando un operatore perito agrario. Nello stesso anno fu costituita una cooperativa (Società Cooperativa Sociale ASAT) che grazie ad una convenzione con il S.A.T. divenne titolare della parte amministrativa del Centro stesso. Fino al 1993 il laboratorio di falegnameria occupava gli stessi locali della Comunità per poi passare nel capannone, di circa cinquecento metri quadrati, che nel frattempo era stato costruito nel terreno attiguo al Centro con fondi Comunali.
Dal 26 Maggio 2015 la struttura è passata in gestione totale alla cooperativa ASAT. La sede primaria del SAT è tornata a essere quella sita in Vicolo Bolognetti fino al 4 Maggio 2017: da allora, questa è sita in via Bentini 20.
Il SAT oggi: la Finestra sul disagio
L’attività prosegue oggi in via Bentini 20, dove è stata trasferita la sede legale presso la Casa del Popolo, e in via Gorki 12 per i momenti assembleari. L’attività lungo questo arco di tempo si è andata evolvendo in maniera piuttosto profonda ed è passata dalla semplice assistenza alle famiglie ad una continua ricerca e riflessione teorica:
- prima sulla dipendenza patologica;
- poi sulla natura sociale e collettiva del problema;
- poi sulla sua origine legata alla comunicazione e alla relazionalità tra persone o della persona con se stessa;
- infine con il tema più generale riguardante il disagio in generale e in alcune sue forme in particolare.
Oggi la sua attività prosegue sia a livello teorico che pratico agendo:
- sia con incontri corali (laboratori di Socioterapia del giovedì sera), tesi a sviluppare le competenze personali;
- sia con incontri individuali e di piccoli gruppi di persone, tesi ad accrescere sia le competenze familiari che quelle relazionali, con l’obiettivo di permettere alle persone di potere vivere in modo autonomo e soddisfacente la vita personale e relazionale.
La riflessione teorica, inoltre, prosegue in ambito universitario essendo la riflessione nata presso il nostro centro e diventata poi materia di studio presso l’Università d’Annunzio di Chieti-Pescara con il nome di Socioterapia.
L’approccio terapeutico continua ad essere applicato su più fronti: accanto al tentativo di ricreare un momento semi-comunitario e comunitario, si affiancano i percorsi di uscita dal disagio nel sociale, cioè senza uscita della persona dal contesto familiare e di vita.
A tal proposito, insieme ad alcune associazioni del territorio, è stato creato un piccolo progetto “Finestra sul disagio”, il nome e l’ideazione del progetto lo si deve a L. Benvenuti che si è reso disponibile con le sue competenze sia da psicoterapeuta che da socioterapeuta per l’aiuto delle persone, tenendo debito conto del rinvio specialistico per patologia.
In questo progetto partecipano il CSM di San Giorgio Di Piano e il Dipartimento di Salute Mentale di Bologna (Mazzacorati) che, considerando l’esigenza di relazione sempre più alta dei propri utenti all’interno del loro contesto, si sono appoggiati sia al centro di volontariato SAT ODV (Prof. L. Benvenuti), sia ad uno studio di sociologia (Dott. G.L. Piastra) per momenti di ascolto e di intervento specialistico.
Il SAT ODV cerca di far fronte ad esigenze territoriali sempre più specifiche, con un approccio tecnico legato soprattutto alla socioterapia, cercando di dare valore ad alcune dinamiche relazionali che si sono manifestate come:
- valorizzazione e rivitalizzazione delle persone anziane;
- motivazione dei bambini e dei ragazzi e gestione di dinamiche di bullismo, in collaborazione con “l’Istituto Comprensivo 4” e le “Scuole Besta”;
- servizio di affiancamento a compiti scolastici, in collaborazione con la Biblioteca di Corticella.